Le origini della Capitaneria di Porto di Trieste, ente con compiti prevalentemente amministrativi prima ancora che militari, andrebbero ricercate - in quanto tali - più che nel contesto storico degli enti periferici a terra della Marina Militare Italiana (già Regia Marina fino al 1946), in quello dell'organizzazione periferica del Corpo delle Capitanerie di Porto (che, come noto, può vantare radici ben remote, avendo, nel 2015, celebrato i suoi 150 anni di vita).
Avuto però riguardo alla sua peculiare collocazione geografica, la Capitaneria di Porto di Trieste ricerca radici ben più particolari nella storia del porto in cui e per cui è chiamata ad operare, e quindi, in definitiva, in quella della città di Trieste, che di tale porto è stata - nei periodi di maggior fulgore - addirittura quasi una «appendice» di lusso; la sua storia segue pertanto la storia stessa - a volte più travagliata che felice - della città ove ha sede, trovando continuità, negli Uomini (spesso anche Donne), talvolta in Uniforme e talvolta non, che, anche sotto diverse Bandiere (1), con denominazioni differenti, ma con compiti sostanziali molto similari, hanno sempre assolto - a titolo più o meno pacifico - le funzioni istituzionali loro demandate.
Sigillo dell'Imperlai Regio Governo Marittimo (a.u.) in Trieste (Kais. König. Seebehörde), con cordoncino giallo-nero, da un documento del 1893
Senza andare eccessivamente lontano nel tempo, bisognerà ricercane le origini nell'ordinamento dell'Impero austro-ungarico, cui Trieste ha appartenuto sin dal 1382 (a parte le brevi parentesi napoleoniche), per trovare, nel secolo scorso, delle istituzioni abbastanza similari a quella attuale, intitolate dapprima «Ufficio Centrale di Porto e Sanità Marittima» e, quindi, «Imperial Regio Capitanato di Porto e Sanità Marittima», denominazione che certamente aveva quando, nel 1910, si trasferì (2) al Palazzo Carciotti, ove, da qualche anno, aveva già sede il Governo Marittimo (3).

Timbro dell'Imperial Regio Capitanato di Porto e Sanità Marittima in Trieste, da un documento del 1913

L'antica sede del Governo Marittimo e della Capitaneria, sull'area attualmente occupata dall'Hotel Savoia-Excelsior, demolita nel 1910

Timbro dell'Imperial Regio Capitanato di Porto e Sanità Marittima in Trieste, nella versione in lingua tedesca (K.K. Hafen und Seesanitatskapitanat Triest), usato molto raramente, da un documento del 1914

Timbro del Regio Governo Marittimo in Trieste, da un documento del 1921
Il personale della Capitaneria a.u. (4) era però completamente civile, benché vestisse (per lo meno quello di un certo rango) un'uniforme di tipo navale. Nel 1918, con la prima Redenzione di Trieste, la Capitaneria di Porto entra nel sistema delle Regie Capitanerie di Porto italiane, con un organico di pochi Ufficiali italiani (5) e di molto personale civile ex a.u., attraversando un lungo periodo di assestamento dovuto alla necessità di adeguarsi al diverso sistema amministrativo vigente in Italia (processo che è stato molto lungo in tutti i campi della pubblica amministrazione e che non può dirsi ancora del tutto compiuto, se solo si pensi al «sistema tavolare» che - ritenuto di maggiore validità - è tuttora in vigore nelle c.d. «vecchie province»).

Primi anni '30: il magazzino n. 1, sull'area in cui verrà edificato l'Idroscalo
Fino al 1943 la Capitaneria segue, senza eventi degni di nota, le vicende del Regno d'Italia; il 15 ottobre, in seguito alla costituzione del Deutsches Adriatisches Kustenland (Litorale Adriatico Tedesco), annesso al Terzo Reich, anche alcune funzioni tipiche della Capitaneria vengono assunte da militari tedeschi, tramite un «Ufficio Tedesco di Sorveglianza del Porto» (Hafenüberwachungstelle), ubicato in Piazza Duca degli Abruzzi n. 3 (nella sede della Casa del Portuale, i cui uffici erano stati fatti sloggiare), ed il cui titolare - di grado Korvettenkapitan - si firmava: Comandante Tedesco del Porto (der Hafenkommandant).

Timbro della Regia Capitaneria di Porto di Trieste, in uso fino al settembre 1943
Più avanti, benché Trieste non sia mai divenuta parte della R.S.I., la Capitaneria (negli avvisi riportati dalla stampa indicata - probabilmente per meglio indirizzare l'utenza - come: Capitaneria di Porto Italiana), passa formalmente al comando di Ufficiali - di Porto - della Marina da Guerra Nazionale Repubblicana.

Timbro del periodo della Repubblica Sociale Italiana; in uso fino al 30 aprile 1945
Il 2 maggio 1945, in concomitanza con la resa dei Tedeschi alle Forze Neo-Zelandesi, Trieste viene occupata dagli Jugoslavi - con mire annessionistiche molto evidenti - che vi resteranno fino al 12 giugno, installandosi anche in Capitaneria di Porto, assumendone il comando, formale e sostanziale, anzi trattenendovisi fino al 21 agosto. Saranno fatti sgomberare, armi in pugno, da alcuni ufficiali britannici, ma riusciranno, dopo aver infiltrato negli organici alcuni elementi civili filo-slavi, a far conservare anche più a lungo alcune tracce del loro passaggio (quanto meno in taluni aspetti burocratici). Durante il periodo del Governo Militare Alleato, la Capitaneria (denominata anche: «Harbour Master» - Captain of the Port) passa sotto quel controllo militare (A.M.G.- B.U.S.Z - F.T.T. (6) - Departrnent of Port Authority, retto da un Director of the Port, il Capitano di Vascello della Royal Navy S.D. NOAKES, avente sede nel palazzo già del Lloyd Triestino), ma mantenendo, a Palazzo Carciotti, una struttura praticamente similare a quella attuale, con una figura di Comandante del Porto (ricoperta per quasi tutto il periodo dal Dott. Paolo Klodic, noto anche come pittore di soggetti marinati). I britannici assumeranno il controllo anche dei Magazzini Generali (7), nominandone Presidente del Consiglio di Amministrazione il loro Col. J.E. Foden; Vicepresidente sarà nominato il «Director of the Port».
Timbro introdotto durante l'occupazione jugoslava di Trieste (maggio/giugno 1945); risulta ancora impiegato nel 1948
Nell' ottobre del 1954, in esecuzione del «Memorandum di Londra», Trieste viene restituita all'amministrazione italiana, ed anche la Capitaneria di Porto ritorna ad essere al comando di un Ufficiale di Porto della Marina Militare Italiana (8), con un organico inizialmente di pochi Ufficiali e pochissimi Sottufficiali, essendo la gran parte delle mansioni, in taluni casi anche direttive, svolte, fino a pochi anni fa, da un grandissimo numero (9) di dipendenti civili «ex-g.m.a. » (10).
LA DIREZIONE MARITTIMA DI TRIESTE
Con R. D. 3235 del 20 dicembre 1923, sono state istituite le Direzioni Marittime; quella di Trieste, subentrata nel 1924 al soppresso Governo Marittimo non cesserà mai di esistere, nemmeno durante le vicissitudini storico-politiche sopra descritte, mutando però più volte la propria giurisdizione territoriale: nel 1947 (con l'entrata in vigore del Trattato di Pace), perderà, oltre ai Compartimenti Marittimi relativi ai territori acquisiti dalla Jugoslavia, anche quello di Monfalcone, aggregato alla Direzione Marittima di Venezia, sino al 1961, quando, con D.P.R. 13.6.1961, n. 673, verrà stabilita negli attuali limiti, coincidenti con il litorale della Regione Friuli-Venezia Giulia, cioè da Punta Tagliamento al Confine di Stato di San Bartolomeo.
(1) Se ne potrebbero citare, e per giunta avvicendatesi nell'arco di soli 36 anni, ben undici: quella Austriaca, quella Ungherese (durante la Duplice Monarchia A.U.) (fino al 1918), quella del Regno d'Italia (dal 1918 al 1943), quella del Terzo Reich Germanico, congiuntamente a quella della Repubblica Sociale Italiana (dal1943 al1945), quella Jugoslava (maggio-giugno 1945), quelle degli U.S.A. e del Regno Unito, unitamente a quella del mai costituitosi c.d. Territorio Libero di Trieste, durante il Governo Militare Alleato (dal 1945 al 1954), quella della Repubblica Italiana, anzi, più esattamente, quella Navale Italiana, dal 1954.
(2) "In precedenza, aveva avuto sede, dal 1850, in un edificio a due piani, con corpi laterali a tre piani, sito nell'area attualmente occupata dall'Hotel Savoia-Excelsior, di fronte al Molo della Sanità (sul cui corpo si radicherà l'attuale, molto più lungo, Molo Bersaglieri).
(3) Il Governo Centrale Marittimo, istituito nel 1850, controllava - con sede a Trieste - l'intero litorale austriaco, assorbendo tutte le funzioni – che oggi definiremmo «di marina mercantile» - precedentemente assolte da vari altri organismi, tra i quali 'il Governo di Trieste, la Luogotenenza di Venezia, il Governo Marittimo di Fiume, il Comando Militare Provinciale in Zagabria ed il Governo Dalmato; avendo alle sue dipendenze tutte le Capitanerie del Litorale (nonché quella di Antivari, che pure si trovava oltre i confini dell'Impero) le sue funzioni sarebbero paragonabili - nell'attuale amministrazione italiana - a quelle del Comando Generale del Corpo delle CC.PP, ma anche ad alcune più prettamente ministeriali, nonché ad altre oggi svolte dalle Direzioni Marittime. Sopravvisse - per qualche tempo - alla fine dell'amministrazione a.u., essendo conservato dall'Italia sino al 1923, retto dal Magg. Gen. di Porto Francesco Mazzinghi, che fu il primo Ispettore Generale delle CC.PP.;
(4) austro-ungarico;
(5) primo comandante italiano sarà Nicolò Frausin; egli proveniva, però, dai ranghi dell'amministrazione a.u., e, nel 1914, allo scoppio della guerra, ricopriva, con il grado di Ispettore Marittimo, l'incarico di Vicecomandante del Capitanato di Porto; poiché era noto per i suoi sentimenti italiani (ostentava con particolare fierezza la Croce di Cavaliere della Corona d'Italia, ottenuta - pur non essendo cittadino italiano - per un salvataggio effettuato anni prima, quando era Comandante della Flottiglia Portuale), il Governo a.u., pur risparmiandogli la deportazione, in considerazione dell'età avanzata, lo sollevò dall'incarico e lo tenne «in disponibilità». Le cronache narrano che, alla fine di ottobre 1918, «appena accennatasi la sommossa popolare, si presentò all'ufficio di porto, ne scacciò gli austriacanti ed assunse il comando». All'arrivo delle truppe italiane si mise a loro disposizione, venendo confermato al comando, ed il suo grado a.u. fu parificato a quello italiano di Colonnello;
(6) Allied Military Government - British-United States Zone - Free Territory of Trieste (Governo Militare Alleato - Zona Anglo-Americana - Territorio Libero di Trieste);
(7) poi Ente Autonomo del Porto di Trieste ed ora Autorità Portuale di Trieste;
(8) primo comandante italiano della seconda Redenzione sarà il Colonnello (poi Maggior Generale) di Porto Domenico Cammilleri;
(9) con punte di oltre cento elementi;
(10) denominazione del ruolo - ad esaurimento - in cui venne fatto confluire il personale a suo tempo assunto dal G.M.A. (Governo Militare Alleato).
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LA SEDE PRECEDENTE: IL PALAZZO CARCIOTTI
Il commerciante greco Demetrio Carciotti, giunto a Trieste da Smirne nel 1771 (o nel 1775?) come semplice scritturate al servizio di altri connazionali, ben presto si fa notare per il suo acume nei commerci e per varie opere benefiche, accumulando in pochi anni una tale quantità di beni sì da poter - già nel 1797 - programmare la costruzione del palazzo, che da lui prenderà il nome, nel Borgo Teresiano, in una posizione di notevole rilievo urbanistico come l' area sul mare all'imbocco sul Canal Grande. Il progetto del palazzo, affidato a Matteo Pertsch, databile al 1798, anno della concessione della licenza edilizia da parte della Direzione delle Fabbriche, «con l'obbligo di attenersi alle disposizioni allora vigenti per la sicurezza contro gli incendi», prevede una linea estremamente allungata della pianta (40 metri x 100), per dare spazio, oltre alle funzioni abitative e di rappresentanza, anche a quelle prettamente mercantili: comprendeva, infatti, oltre all' abitazione della famiglia del proprietario al piano nobile (il primo) verso il mare, sedici abitazioni ed innumerevoli uffici per le attività commerciali ai piani superiori, il pianterreno attrezzato a magazzini, stalle e rimesse, ed un sopralzo quale abitazione di dipendenti e famiglie. Curioso notare come un cortile interno, inizialmente destinato ad orto-giardino, fu in seguito selciato, data l'impossibilità di ricavare raccolti anche solamente accettabili al palato (causa la persistente forte salinità del suolo).
Palazzo Carciotti, in una foto d'epoca
Con il tempo, la situazione proprietaria del palazzo è mutata più volte, per passare, attraverso la "Direzione dell'illuminazione Pubblica dell'Usina Comunale del Gas", nonché varie ulteriori trasformazioni societarie, fino all' odierna Acegas. Ma nei locali del Palazzo ebbero sede anche - più o meno brevemente - la propria sede anche varie altre istituzioni, pubbliche e private, come, ad esempio, le case di spedizioni «Alessandro Sarejanni» e «Necker e Comp», le «Assicurazioni Generali Austro-ltaliche» (oggi «Assicurazioni Generali»), la «Riunione Adriatica di Sicurtà», la «Banca Nazionale Austriaca», l'Istituto Austriaco per il Commercio e l'Industria, la «Tipografia di Giuseppe Caprine Bartolomeo Apollonio», l' «Impresa Triestina di Pubblicità», la «Fabbrica e deposito generale di ferramenta metalli e colori di F. Aubel e C.», la «Liquoreria Alessandro Deltin», la Sezione di Costruzione Navale dell'Accademia di Commercio e Nautica (oggi Istituto Tecnico Nautico), il Provveditorato agli Studi della Venezia Giulia e di Zara, nonché vari uffici del Genio Civile. Oltre ovviamente, al Governo Marittimo, la Direzione Marittima e la Capitaneria di Porto.

Primi anni '90: le Motovedette veloci «CP 228» e «CP 229» (anno di costruzione: 1966) nel Bacino San Giorgio; sullo sfondo, Palazzo Carciotti
LA SEDE ATTUALE: L'IDROSCALO
Agli inizi degli anni '30 si pose il problema di realizzare a Trieste - una struttura adeguata alle esigenze della nascente aviazione commerciale; infatti, già dal 1926, la S.I.S.A., degli armatori marittimi Fratelli Cosulich, aveva iniziato i voli di linea, con idrovolanti, da Trieste, realizzando il primo servizio regolare di aviazione civile in Italia, che data appunto dal l° aprile di quell'anno.
Quel giorno, infatti, quattro idrovolanti «CANT 10 ter», costruiti dalle Officine Aeronautiche del Cantiere Navale Triestino di Monfalcone, partirono simultaneamente, due da Torino e due da Trieste. Per la verità storica, il primo volo si levò non da Trieste, bensì, causa - guarda caso – la Bora, da Portorose, dove autorità ed invitati vennero trasferiti rapidamente a mezzo automobili. Una lapide, apposta su una parete della piccola costruzione esistente alla radice del Molo Audace (oggi sede della «Navigazione Stoini») così ricorda lo storico evento: il primo aereo dell'aviazione civile italiana partendo da questo specchio di mare legò Trieste a Torino 1.4.26 -1.4.56 - Comune di Trieste. Il successivo 20 settembre venne inaugurato il primo «idroscalo», che, in realtà, era un hangar galleggiante, ormeggiato alla radice del Molo Audace, lato Nord, e che venne intitolato ad Oscar Cosulich, annegato pochi mesi prima a Portorose nel tentativo di soccorrere il figlio. Ma l'intensificarsi dell' attività degli idrovolanti imponeva ormai la realizzazione di una struttura specifica. Sembra che l'idea sia maturata nel 1929, in occasione di una visita a Trieste di ltalo Balbo, all'epoca Sottosegretario di Stato per l'Aeronautica; venne quindi prevista la realizzazione di un moderno Idroscalo, per conto dei Magazzini Generali, su progetto dei propri tecnici Ing. Pollack - che lo concepì nelle linee generali - ed Ing. Benussi, che ne completò la progettazione dopo la scomparsa del Pollack. L'opera fu realizzata dall'impresa dell'Ing. Dante Fornasir. La costruzione, iniziata nell'ottobre del 1931, prevedeva un "hangar" - con 12 porte scorrevoli - lungo 80 metri, largo 35 ed alto 11, che poteva ospitare dodici apparecchi, per sollevare i quali era stata sistemata, sul lato mare, una gru semovente, con un piano di alaggio lungo 22 metri e largo 9 (parzialmente conservato). Sul lato corto, verso Sud, è stata realizzata una palazzina, ospitante le sale di aspetto per i passeggeri, gli uffici e le attrezzature tecniche; la sua facciata principale è decorata da due "geni alati", realizzati in pietra dall'artigiano Mario Gustini, su disegno dello scultore, Franco Asco (Atschko), lo stesso autore dei basso rilievi posti sulla facciata della Stazione Marittima.

1932: la travatura metallica reticolare principale (Lunga mt. 58) viene sollevata a mezzo del pontone-gru URSUS

1932: la stessa travatura, rovinata al suolo; sembrerebbe che, dopo la posa, sia entrata in vibrazione, e che le conseguenti oscillazioni la abbiano fatta uscire dai supporti e crollare a terra
L'INAUGURAZIONE
L'Idroscalo è stato inaugurato il 24 maggio 1933, alle ore12.30, in occasione della ricorrenza allora denominata «XVIII Annale dell'Intervento»; in realtà, le celebrazioni indette per commemorare la ricorrenza erano iniziate alcune ore prima, in Piazza Unità, con l'inaugurazione dei pili delle Bandiere, donate alla città dal R.A.C.I. (Reale Automobile Club d'Italia), in memoria degli Autieri Caduti in guerra. Le cronache dell'epoca - che definirono la cerimonia «semplice, severa e insieme solenne», ci riportano che gli onori alle tante Autorità intervenute sono stati resi da «Un picchetto armato di Marinai della Capitaneria»; ed è quasi un segno premonitore, se pensiamo che, in realtà, la struttura che si andava ad inaugurare, ancorché destinata a scopi civili, ricadeva nella sfera della Regia Aeronautica (di cui ospitava pure alcuni uffici e servizi), così come S.A.R. il Duca Amedeo d'Aosta- designato all'inaugurazione - di detta Arma rivestiva il grado di Colonnello, Comandante del IV Stormo Caccia, rischierato nell' Aeroporto di Mema (Gorizia); che oggi porta il suo nome. Dopo il taglio del nastro da parte del Duca, e la benedizione impartita dal Vescovo Fogar, il Duca stesso, accompagnato da alcune delle massime autorità, sale a bordo del trimotore «San Giusto», adagiato sullo scivolo, e, messosi a comandi del velivolo, lo pilota personalmente per un breve volo sopra il Golfo di Trieste. Nel frattempo, gli invitati potevano visitare, nella palazzina, gli uffici della «S.I.S.A.», arredati secondo una elaborazione dell'Ufficio Tecnico dell'allora Arsenale del Lloyd Triestino, «in stile novecentista» e «con largo impiego del metallo bianco», e costituiti da una «sala da stazione», illuminata da un grande lucernaio (tuttora mantenuto nella concezione, ancorché strutturalmente rinnovato), attorno alla quale si aprivano le porte e gli sportelli dei vari uffici: la stanza del Capo-Scalo, la biglietteria, gli uffici bagagli e merci, l'ufficio del Veritas Italiano (oggi R.A.I., Registro Aeronautico Italiano), la Dogana, la Posta e il Telegrafo; le cronache ci tranquillizzano inoltre precisando che non mancano «i gabinetti di necessità, tutti in maiolica, ed una stanza di infermeria per i soccorsi d'urgenza» . Ed ancora, gli uffici della Regia Aeronautica e della Direzione dell'Idroscalo, la Sala d' Aspetto, la saletta-bar. Ai piani superiori, gli alloggi del Direttore, del custode e degli Avieri specializzati della R.A., destinati alla «Stazione Aerologica di Prima Classe», alla Stazione Telegrafica allacciata alla rete della R.A., alla Stazione Radio e quant'altro, ubicate all'ultimo piano e, per la strumentazione, sulle terrazze. Nell'atrio della palazzina, la seguente lapide ricorda l'evento: Re Vittorio Emanuele III - Duce Benito Mussolini - XXIV Maggio MCMXXXIII - Anno XI della era fascista - Amedeo Di Savoia Duca d'Aosta - inaugurava questo idroscalo costruito dall'azienda dei magazzini generali- con la munificenza dello Stato - del Comune - della Provincia.
Verso la fine degli anni '30, avrà sede presso l'Idroscalo anche la «Reale Unione Nazionale Aeronautica» (fondata alcuni anni prima con il nome di «Reale Aero Club Italiano», ed originariamente con sede in Via Machiavelli, 2, nel c.d. «grattacielo» Berlam), intitolata al Motonauta della Regia Marina Ernesto Gramaticopulo, Medaglia d' Argento al Valor Militare "alla memoria" , Volontario irredento - studente di famiglia capodistriana, nato a Pola nel 1894, caduto in combattimento aereo sul Golfo di Trieste il 23 giugno 1916.

24.5.1933: S.A.R. il Duca Amedeo d'Aosta taglia il nastro inaugurale

24.5.1933: il Duca esce dalla palazzina uffici

24.5.1933: il Vescovo Moos. Fogar impartisce la Benedizione

L'interno dell'hangar

Fine anni '30: l'Idroscalo con l'insegna della compagnia di bandiera «ALA LITTORIA»; sulla banchina, si nota, «a secco», un idrovolante «Macchi-C 94»; (da una cartolina edita nel 1939)
Facciata della palazzina uffici in un'immagine presumibilmente antecedente l'inaugurazione; nell' «album» ufficiale, infatti, la scritta si presenta leggermente diversa e con caratteri più «romani».
Durante il periodo del Governo Militare Alleato (fine anni '40), l'Idroscalo venne requisito dalle Forze Americane per essere adibito a circolo ricreativo e palestra sportiva, dapprima con l'intitolazione di «Trieste American Red Cross – Military Club», e, successivamente, sotto il nome di «Hangar Service Club».

Timbro impiegato durante il Governo Militare Alleato, ma posteriormente al 1948

La palazzina uffici durante il periodo del Governo Militare Alleato: notare la Bandiera U.S.A. e la scritta «HANGAR SERVICE CLUB» posta sopra la tettoia dell'ingresso
Nell'ottobre 1954, con l'entrata delle truppe italiane a Trieste, l'Aeronautica Militare installa nell'Idroscalo un modesto presidio, utilizzando prevalentemente la palazzina uffici e collocando all'interno dell'«hangar» soltanto una baracca adibita a cucina/mensa. Il presidio A.M. avrà funzioni più simboliche che operative, e si dedicherà anche a fornire assistenza a personale in congedo dell'Aeronautica residente nei territori ceduti. Verso la fine degli anni '50, si apre la discussione sul futuro dell'Idroscalo; e mentre sembra concretizzarsi un accordo tra il Ministero della Difesa-Aeronautica e quello della Marina Mercantile, per un trasferimento in quella sede della Capitaneria di Porto si registrano varie prese di posizioni, tutte contrarie a quest'ultima soluzione: da quella del Comandante del Presidio Militare, a quella dell'Azienda Portuale Magazzini Generali più interessata all'uso della struttura da parte di un qualsivoglia utente commerciale cui fare corrispondere un canone, all'Amministrazione Provinciale, che esprime «il voto che la struttura venga riservata a sede del futuro eliporto di Trieste, o, comunque, a sede di altre attività aeronautiche interessanti la città».
Nel 1961, l'hangar ed alcuni locali al primo piano della palazzina vengono dati in concessione alla locale Filiale dell'Alfa Romeo (Officina Riparazioni e Magazzino Ricambi), mentre i locali al primo e secondo piano della palazzina stessa vengono occupati dalla Capitaneria che vi disloca, rispettivamente l'Ufficio di Leva di Mare e la Casermetta C.E.M.M. (precedentemente sistemata in parte dell'ex-Casa Piloti del Molo 2). L'accesso a tali servizi militari avviene tramite l'ingresso principale, in uso comune, sino alla fine del 1971, quando l'Alfa Romeo restituisce tale porzione di edificio, utilizzando come accesso pedonale un portone sito sul lato posteriore dell'hangar.
Il 10 giugno 1989, la Caserma, all'epoca ubicata nella ex-palazzina uffici, è stata dedicata alla M.O.V.M. T.V. Armando Crisciani, intitolazione che è stata conservata nella nuova sede, mentre quella al Molo Fratelli Bandiera, riservata agli Equipaggi delle Unità Navali, è stata intitolata - nella stessa data - alla M.O.V.M. Tenente G.N. (D.M.) Danilo Stiepovich.


Dopo varie riconversioni di impiego dell'edificio Idroscalo, verso la fine degli anni '80, in attuazione della legge 31.12.1982, n. 979 «Sulla difesa del mare», viene varato un massiccio piano di potenziamento ed ammodernamento delle infrastrutture del Corpo, che vede privilegiata la sede di Trieste, da così lungo tempo - circa 50 anni - in attesa di una sistemazione definitiva e dignitosa. Conseguentemente, il 15.9.1990, l'Idroscalo viene riconsegnato dall'Ente Porto alla Capitaneria, e, nel 1993, si apre il cantiere per la realizzazione - da parte della Impresa Cividin (subconcessionaria della Servizi Tecnici S.p.A.) della nuova sede, su progetto dell'Arch. Carlo Borghi, sede che viene consegnata il 11.9.1997. Quando la realizzazione della Capitaneria all'Idroscalo era ormai cosa certa, sono state ancora avanzate disparate ipotesi di utilizzo alternativo della struttura: emblematiche, a questo proposito, le «Segnalazioni» apparse su «IL PICCOLO», tra cui si ricordano, ad esempio: la base per un reparto di volo regionale su aeromobili antincendio del tipo «Canadair» (Augusto Doria, 2.4.90 e 20.5.93); la costruzione - sull'area - di un nuovo teatro lirico, più capiente del "Verdi", in modo da poter contenere i costi mediante un minor numero di repliche (Sergio Siccardi, 28.10.90). Ed è anche per questo, che oggi deve essere motivo di enorme soddisfazione, per gli Uomini delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, il vedere finalmente qui realizzata la propria sede triestina, non solo per il prestigio finalmente riconosciuto al necessario «contenitore» dell'istituzione, ma anche per aver saputo concretizzare comunque un riutilizzo, ma anche un «recupero architettonico» della struttura.

1993/94: veduta aerea del cantiere per la realizzazione della nuova sede
Nel 1987, l'allora Ministero della Marina Mercantile (oggi "delle Infrastrutture e dei Trasporti"), aveva affidato in concessione alla Itabo Spa di Roma (ora Servizi Tecnici Spa), la realizzazione del programma quadriennale di potenziamento delle infrastrutture delle Capitanerie di Porto, previsto dalla "Legge sulla difesa del mare"; in tale ambito, è stata affidata alla Itabo Spa la concessione per la progettazione e la costruzione della nuova sede della Capitaneria di Porto di Trieste. Il progetto esecutivo, la cui predisposizione è stata affidata per competenza tecnica ed organizzativa all'Impresa CIVIDIN & Co. Spa di Trieste, è stato redatto dal gruppo operativo formato dall' arch. Carlo Borghi per la parte architettonica, dall'ing. Antonio Di Mattia per le strutture e dall'ing. Pier Luigi Da Col per gli impianti tecnologici, con il coordinamento dell'arch. Giuseppe Marsili della Itabo Spa.
La progettazione della nuova sede entro il preesistente edificio dell'ex-Idroscalo ha posto rilevanti problemi di salvaguardia di scelte architettoniche, trattandosi di un manufatto "vincolato" dalla locale Soprintendenza, ma ha, nel contempo, consentito la localizzazione della Capitaneria in un sito molto prossimo a quello "storico", anche se ben più agevole dal punto di vista degli spazi e dell'accessibilità motorizzata, evitando di dover ricorrere ad altre "invenzioni" architettoniche nella zona. Come noto, l'Idroscalo si componeva di due corpi distinti: l'hangar e la palazzina uffici. Nell'hangar, interpretato come una sorta di "piazza coperta", è stato realizzato il corpo principale della nuova sede, strutturalmente autonomo, cioè costituito da una struttura metallica e laterocementizia, separata dalla struttura dell'edifico esistente anche se ad essa adiacente. Le travi reticolati, originariamente concepite per sostenere la copertura, sono state conservate, ma il manto del soffitto è stato sostituito da un "brise soleil" costituito da una maglia metallica, in modo da assicurare la massima illuminazione e circolazione d'aria. Ecco quindi, l'essenza di tali soluzioni: all'esterno nessun cambiamento, all'interno il linguaggio delle strutture metalliche e del vetro, desunto dallo spirito dell'architettura industriale che caratterizza l'hangar, e che qualifica di luce e di riflessi la nuova singolare piazza aperta sul mare. Con contratto dd. 10.6.92, la Itabo Spa ha affidato in appalto l'esecuzione delle opere ad un Raggruppamento di imprese costituite in Associazione Temporanea, con mandataria capogruppo l'impresa Cividin & Co. Spa.
Della direzione dei lavori sono stati incaricati l'ing. Giorgio Palombo e l'arch. Lucio Assogna della Servizi Tecnici Spa; la Direzione Tecnica per conto dell'impresa esecutrice è stata affidata all'ing. Vittorio Giaquinto.
I lavori hanno avuto inizio il 1.4.1993 e sono stati ultimati il 31.8.1996, nel tempo contrattualmente previsto; eseguite alcune opere di completamento richieste in un momento successivo, l'opera è stata consegnata in data 11.9.1997. L'inaugurazione della sede è avvenuto il 28.3.1998.
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QUESTO DOCUMENTO E' UN ESTRATTO DEL FASCICOLO USCITO IL 28 MARZO 1998, IN OCCASIONE DELL'INAUGURAZIONE DELLA SEDE DELLA DIREZIONE MARITTIMA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA E CAPITANERIA DI PORTO DI TRIESTE, PUBBLICATO COME SUPPLEMENTO AL QUOTIDIANO "IL PICCOLO" DELLO STESSO GIORNO.
Ideazione e coordinamento: Sergio DE STEFANO
Testi, ricerche e documentazione: Paolo MUNER