E' di pochi giorni la notizia del nuovo, prestigioso, risultato conseguito dall'Italia che - ad un anno di distanza dalla graduatoria che la poneva al 17° posto tra le Amministrazioni di bandiera (flag State) mondiali, sulla base dei risultati ispettivi ottenuti delle proprie navi mercantili nei porti ed ancoraggi del Vecchio Continente e non solo - scala ben 7 posizioni balzando nella top-ten del ranking europeo.
Un risultato che conferma per l'Italia l'importantissimo traguardo conseguito, nel giugno scorso, con il riconoscimento Quality Shipping for the 21st Century (QUALSHIP-21) - attribuito al Comando generale delle Capitanerie di porto dalla US Coast Guard - per le prestazioni di eccellenza nel campo marittimo, anche alla luce del numero nullo di navi italiane sottoposte a fermo nei porti statunitensi nel periodo 2018-2020.
La graduatoria è il risultato dell'analisi statistica della performance associata a ciascuna delle bandiere le cui navi approdano nei sorgitori del Paris MoU.
Tale strumento di misurazione è infatti utilizzato dal Paris MoU - il Memorandum of Understanding firmato a Parigi il 26 gennaio 1982, di cui l'Italia è Paese fondatore e che coinvolge, all'attualità, le Autorità marittime di 27 Stati, coprendo i porti degli Stati dell'Unione Europea e dell'EFTA nonché il Regno Unito (UK), il Canada e la Federazione Russa (da poco, temporaneamente, sospesa dal Memorandum per i noti eventi in Ucraina) - per identificare, insieme ad una serie di ulteriori indicatori, le navi mercantili "incubatrici" di un maggior rischio per la sicurezza della navigazione (safety e security), prevenzione dell'inquinamento marino, certificazione del personale navigante e condizioni di vita e di lavoro a bordo - e adottare, nei loro confronti, misure - in termini di controlli all'arrivo nei porti europei - con maggior frequenza ed estensione per quelle che rappresentano un rischio più elevato.
Meglio nota agli addetti ai lavori come "White-Grey and Black (WGB) List", essa ordina gli Stati di bandiera in base al rapporto tra numero di ispezioni delle proprie navi nell'area Paris MoU e numero di detenzioni occorse, intendendo queste come provvedimenti di fermo amministrativo emessi, nei confronti di una nave, dagli Ispettori degli Stati di approdo (port State control Officers) in presenza di gravi carenze a bordo.
In tale contesto l'Italia - che già figura da numerosi anni, nella c.d. "White List" della classifica europea - realizza una significativa ascesa posizionandosi al 10° posto sulla base di un eccellente rapporto tra numero di navi ispezionate e numero di detenzioni sofferte.
Evidenti le positive ricadute di tale eccellente risultato sull'intero sistema Paese marittimo.
Il meccanismo del Paris MoU è attuato su un'ampia area geografica del mondo: ciò ad enfatizzare l'oggettività del dato che è ricavato da ispezioni raccolte presso una pluralità di Stati di approdo che riferiscono a tale accordo.
Un risultato che dimostra, inoltre, l'efficacia delle policy adottate dal Comando generale delle Capitanerie di porto e delle misure di enforcement poste in essere dal network delle Autorità marittime locali - ciò a dire dall'intera Amministrazione dello Stato di bandiera italiano - in uno sforzo congiunto teso ad intercettare ed isolare eventuali "navi substandard" e garantire un naviglio nazionale pienamente rispettoso delle previsioni degli strumenti IMO e ILO ratificati dal nostro Paese.
Un valore aggiunto, il risultato conseguito, che riflette l'eccellente esito del recente "audit" che l'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha condotto, lo scorso Maggio, per verificare con quale grado di efficacia l'Italia implementi le Convenzioni IMO di cui è Parte realizzando, anche attraverso l'azione dello Stato di bandiera, il più alto goal internazionale riassumibile in safer and more secure shipping, cleaner seas, better living and working conditions for seafarers.