"E' costituito il Compartimento Marittimo di Ravenna". Con queste parole a firma del Re d'Italia Vittorio Emanuele III, il 23 agosto 1912 si decretava la costituzione del compartimento marittimo di Ravenna e, con esso, l'istituzione della locale Capitaneria di porto segnando la nascita della progenie dell'Istituzione marittima di cui si trova traccia già nei secoli precedenti, allorquando il porto di Ravenna era amministrato e governato da personaggi a cui il tempo e la storia non hanno sempre permesso di dare un nome ma rivelatisi, per funzioni e compiti, i legittimi precursori di quella che oggi è la Capitaneria di porto. Non sarebbe surreale, infatti, rivedere nell'attuale Capitaneria di porto le guarnigioni militari cui in antichità era affidato il compito di difesa militare dello scalo ravennate, funzione complementare a quelle assicurate dal daziere o dall'addetto alla sanità marittima.
Già nei primi decenni del '700, i Cavalli, facoltosa famiglia ravennate, detenevano il controllo dei traffici commerciali dello scalo, disponendo di addetti alla guardia del porto preposti alla vigilanza dell'approdo ed ai quali furono gradualmente affidate mansioni sempre più delicate permettendo loro di divenire col tempo ciò che oggi rappresentano gli uomini della Capitaneria di porto.
Parallelamente alla storia degli "uomini di porto" di Ravenna, si trova traccia di un suo Circondario marittimo già a partire dall'800, periodo dell'occupazione francese di parte della penisola, nel quale andavano affermandosi le prime forme di amministrazioni marittime impegnate nei significativi compiti di gestione del servizio di leva e delle flotte mercantili poste alle loro dipendenza. Successivamente, le coste settentrionali della penisola (ivi compresa la zona del ravennate e quelle adiacenti, oggigiorno corrispondenti alla giurisdizione della Direzione Marittima di Ravenna) ricadenti nell'allora Repubblica italiana (Repubblica Cisalpina), furono investite dall'istituzione di una nuova figura, quella del Capitano di porto, avvenuta il 30 settembre 1802, avente funzioni d'istruzione ed indottrinamento del "popolo del mare" ai doveri del proprio stato. Vi erano poi gli "Ufficiali di marina aggiunti" che, nel grado di tenente, affiancavano i Capitani ed erano responsabili della gestione militare dei porti, del controllo dei documenti e dei ruoli-equipaggio delle imbarcazioni. A seguito della suddivisione territoriale delle competenze dei Capitani di porto, nominati Ispettori Marittimi o del Circondario, operata nel febbraio 1803, la zona del ravennate compresa tra il fiume Savio ed il Canale Primaro fu assegnata a Guido Fabri, il primo Capitano di porto nella storia locale.
Il Congresso di Vienna del 1815 cambiò gli equilibri geopolitici: l'alto adriatico fu coinvolto nel riordino territoriale come da situazione precedente alle acquisizioni napoleoniche, con lo Stato Pontificio che tornò a godere della protezione austriaca. Seguirono una incessante mutazione delle competenze unita ad incalzanti e continui interventi legislativi che, comunque, non videro mai venire meno la figura del Capitano di porto. Sempre l'alto Adriatico passò sotto il controllo dello Stato Pontificio e seguì, pertanto, un primo riordino della sanità e del settore marittimo completato con l'emanazione, nel 1820, di un apposito Regolamento che regolamentò una nuova suddivisione delle coste in Circondari. Sul versante Adriatico vi erano solo quelli di Ancona, Fermo e Rimini e fu proprio questo il periodo in cui la storia del porto di Ravenna conobbe una delle sue flessioni più significative riverberatasi, altresì, su quella della locale Autorità Marittima. Superata questa fase, però, ha avuto inizio un inesorabile cammino di scesa che ha condotto il porto di Ravenna e la sua Capitaneria nell'olimpo marittimo nazionale ed internazionale per intensità di traffici e policromia delle attività commerciali ed industriale ad essi connesse.
La perdita di gran parte dell'archivio storico della Capitaneria di Ravenna per l'esondazione del canale portuale e l'allagamento dei locali della sua sede storica nella metà dello scorso secolo, ha reso difficoltoso e talvolta impossibile il completamento del suo complesso quadro storico. Tuttavia, antichi documenti custoditi nella Biblioteca Classense raccontano che dal 1821 al 1837, al comando dell'ufficio marittimo di Porto Corsini (frazione marittima del Comune di Ravenna posta in corrispondenza dell'imboccatura del suo porto canale) vi era il Conte Antonio Orsi, nel grado di luogotenente di 2^ classe, posto alle dipendenze dell'Ispettore stanziato a Rimini. Egli poteva contare, narrano i documenti, su un esiguo numero di personale subalterno e di marinai per l'espletamento del regolare servizio di porto assicurato dall'ufficio marittimo di Porto Corsini, ricompreso nel 3° Circondario dell'Adriatico, unitamente ai porti di Pesaro, Fano e Falconara, passati poi sotto la zona marittima anconetana.
Con l'annessione della Romagna al Regno d'Italia, avvenuta a compimento di un processo di indebolimento della prosperità dello Stato Pontificio a mezzo di numerosi tumulti sfociati nell'insurrezione del 1859, e con la conseguente costituzione di un Governo Provvisorio, il litorale adriatico-romagnolo (fino al delta del Po) fu coinvolto in una nuovo riordino territoriale, operato con una legge del 4 ottobre 1859, con cui si istituirono un Ispettorato Marittimo (Ravenna), due Commissariati di prima classe (Rimini e Porto Corsini), tre Commissariati di seconda classe (Cervia, Cesenatico e Magnavacca - oggi Porto Garibaldi), cinque Commissariati di terza classe ed altrettante Delegazioni Marittime.
Pochi anni dopo, nella fase di definitiva organizzazione periferica degli uffici marittimi, in un momento di particolare importanza per il destino marittimo del Paese, a Ravenna fu istituito un unico Consolato che ricomprendeva il preesistente Circondario marittimo e comportava, di fatto, l'estinzione della figura di un Capitano di porto in città. Alle dipendenze dirette del Console vi erano i Viceconsoli stanziati a Porto Corsini, Rimini, Porto Garibaldi (allora Magnavacca), Cesenatico, Pontelagoscuro, nonché in quelle di Goro, Volano e Cervia, soppresse però nel 1861.
La Capitaneria di porto che aveva presieduto la circoscrizione marittima di Ravenna fino alla data del 21 novembre 1861, ed a capo degli uffici marittimi della zona, tra cui anche Porto Corsini, fu successivamente assorbita dalla Capitaneria di porto di Ancona, istituita in pari data. Solo nel 1865, con il riordino marittimo operato a seguito dell'istituzione del Corpo delle Capitanerie di porto, Ravenna tornò ad essere sede di Circondario marittimo, ricadente nel Compartimento di Rimini in quegli anni sovraordinato. In quegli anni difficili ai Comandanti di porto era chiesto di assicurare il servizio di salvataggio, oltre che far fronte ai compiti connessi alla gestione del porto; per contro, i mezzi forniti dagli Arsenali della Regia Marina ed assegnati ai neonati uffici marittimi risultavano non all'altezza del delicato e difficile compito. Ciò detto, tra le 27 Capitanerie dell'Italia allora recentemente unificata, alle quali erano state assegnate le prime imbarcazioni con cui si compivano i primi eroici interventi di soccorso in mare, vi era proprio una Capitaneria di porto di Ravenna non ancora elevata al rango odierno (con la formalizzazione avvenuta nel 1912), ma di fatto già pienamente operante sul territorio e radicata nello stesso.
Per quanto attiene gli aspetti logistici e strutturali, le origini di ciò che oggi è divenuta l'Autorità marittima di Ravenna si possono far coincidere con l'affermarsi del canale Corsini quale principale via di collegamento dell'entroporto al mare; un cammino difficoltoso per via delle interazioni idrogeografiche dei diversi affluenti e corsi d'acqua della zona che comportavano il sistematico interramento delle vie marittime d'accesso alla città fino a quel momento impiegate. La prima sede della Capitaneria di porto corrispondeva all'edificio che ospitava il primo faro nella storia della città, progettato e costruito tra il 1860-61 ad opera dell'Architetto Buffoni, sito sulla sponda sud del canale portuale a Marina di Ravenna (a quel tempo Porto Corsini), distrutto poi dai bombardamenti della Grande Guerra. La Capitaneria di porto di Ravenna si trasferiti nella palazzina ancora oggi nota come "sede storica" in darsena di città che caratterizzò, tra l'altro, gli anni prosperi di un'Amministrazione marittima nascente solo dal punto di vista formale, già forte di una storia antica.
La "sede storica", infatti, sia per la sua vicinanza al cuore della città, sia per il riemergere nella memoria collettiva di un passato non troppo lontano, rappresenta ancora oggi l'immagine ancorata nella comune memoria, della Capitaneria di porto cittadina, simbolo della tradizione marinara della città e del suo legame speciale con il mare.
Il predetto cammino di ascesa è culminato con l'istituzione della Zona Marittima di Ravenna il 5 ottobre 1987. Dopo secoli di influssi e dipendenza da altre città, sia dal punto di vista marittimo che economico-commerciale, pertanto, è stato tagliato il "cordone ombelicale" che fino a quel momento – proprio in campo marittimo ad esempio – aveva visto Ravenna e l'Emilia Romagna collocarsi alle dipendenze delle Direzioni Marittime di Venezia ed Ancona e, più genericamente, dalle loro città che sin dai tempi più antichi avevano fatto di Ravenna e del suo scalo oggetto di proprio dominio poiché funzionale ai propri interessi.