GENERALITÀ
Fino all'inizio degli anni '60 le Capitanerie di Porto non dispongono di Mezzi Navali, né di reti di avvistamento e telecomunicazioni dedicate al soccorso in mare.
Esse operano facendo riferimento alla rete radiotelefonica e radiotelegrafica dell'Amministrazione delle Poste e utilizzano, per le attività in mare,
secondo le circostanze, navi mercantili appositamente precettate e dirottate, rimorchiatori portuali e naviglio da pesca o da diporto sui quali imbarca un Ufficiale o Sottufficiale come Direttore delle operazioni, oppure Navi o Unità Dipartimentali della Marina Militare o Unità della Guardia di Finanza.
Nel 1962 l'Italia ratifica la convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare SOLAS 60 (Safety Of Life At Sea) che impegna i Paesi contraenti a svolgere il servizio di ricerca e soccorso in mare attraverso un'organizzazione dedicata.
Questo delicato compito viene affidato alle Capitanerie di Porto che, a tal fine, iniziano a dotarsi dei mezzi necessari.
É costituita - in luogo di quella dei Servizi Portuali - la categoria Nocchieri di Porto, aperta anche al personale di leva. Per impulso del Tenente Generale Michele Carnino, Ispettore dal 1961 al 1965, alla flottiglia delle "Caterina" (CP 202 – 225, la vera ossatura navale fino agli inizi degli anni 60 – figura 1),
motovedette monomotore impiegate per compiti di polizia e vigilanza pesca in navigazione foranea e litoranea, e alla CP 201, ex recupero siluri inglese, acquisite negli anni '50, si aggiungono in breve le motovedette veloci "Super Speranza" (figura 2), di buone qualità nautiche e poi replicate in circa 30 esemplari, le 4 "Barnett" (figura 3) acquistate in Inghilterra, le 2 "Coast Guard" 44 piedi provenienti dagli Stati Uniti, le unità "Ogni Tempo" Michele Fiorillo (1967) e Bruno Gregoretti (1972) e decine di battelli pneumatici "Zodiac" di prima generazione.
LO SVILUPPO DEL CORPO
Con le motovedette "Caterina" , "Barnett" e "Super-speranza" inizia a svilupparsi la componente operativa del Corpo che, un quarto di secolo più tardi, verrà costituita in Guardia Costiera.
L'altissimo spirito che anima gli equipaggi e l'indubbia perizia marinaresca dei Comandanti fanno sì che questi mezzi, ancorché meno performanti di quelli che verranno realizzati in seguito, compiano autentici miracoli, come il 9 aprile del 1970 allorché la CP 233, al comando del Capitano di Porto Giuseppe Telmon, Medaglia d'Oro al Valor di Marina, trae in salvo l'equipaggio della nave inglese "London Valour", naufragata sugli scogli a seguito di una devastante burrasca.
Nel 1970 il Corpo delle Capitanerie di porto, iniziò a prendere in esame il segmento delle cosiddette "motovedette costiere", diventate numericamente insufficienti a coprire le esigenze dei servizi in continuo aumento, considerando anche, gli inevitabili segni di vetustà che, le tecnicamente sorpassate "Caterine" iniziavano a manifestare. Inoltre, era diventata improcrastinabile la necessità di dotare la quasi totalità dei Comandi, di nuove unità "costiere", con delle caratteristiche nautiche peculiari come: tenuta al mare, discreta velocità e robustezza.
La scelta, determinata anche dal parametro "costo/efficacia", cadde sulle unità "Keith Nelson" del tipo "Nelson Launch", da 12 mt. e costruite in Inghilterra, dalla ditta Vosper Thornicroft Group ltd. di Portsmouth. Classe 2000, fu la sigla distintiva assegnata alle nuove unità.
LA GUARDIA COSTIERA
La svolta avviene con la Legge 31 dicembre 1982, n. 979 ("Disposizioni per la difesa del mare" - DIFMAR), che prevede l'acquisizione di cospicui mezzi per la vigilanza e il soccorso in mare, ivi compresi aerei ed elicotteri e che, riconoscendo l'inadeguatezza numerica del personale, ha accordato un primo incremento urgente (102 Ufficiali e 236 Sottufficiali), in attesa dell'ampliamento globale degli organici.
La predetta Legge ha previsto, inoltre, l'istituzione:
- di un servizio di protezione dell'ambiente marino, nonché di vigilanza costiera e di intervento per impedire e controllare gli inquinamenti in mare;
- di un servizio di vigilanza sulle attività marittime ed economiche nelle aree di giurisdizione nazionale;
- il potenziamento del servizio di vigilanza e soccorso mediante l'acquisizione di aeromobili.
Sono seguiti anni di intenso e proficuo lavoro che hanno portato alla costituzione della GUARDIA COSTIERA
(Decreto Interministeriale 8 giugno 1989), alla sospirata rideterminazione degli organici (leggi 13 febbraio 1990, n.23 e 6 agosto 1991, n. 255) e alla costituzione del COMANDO GENERALE DEL CORPO DELLE CAPITANERIE DI PORTO (art. 3 Legge 28 gennaio 1994, n. 84).
I mezzi della GUARDIA COSTIERA, interamente dedicati ai compiti istituzionali del Corpo, operano in cinque settori specifici:
- la salvaguardia della vita umana in mare e le conseguenti attività di soccorso;
- la governance dei porti e le connesse attività di polizia marittima;
- la tutela delle attività connesse alla pesca marittima;
- la sicurezza della navigazione;
- la tutela dell'ambiente marittimo e costiero.
Per il «soccorso in mare» la componente navale opera in "attività costiera" svolta entro le 40 miglia dalla costa e in "attività d'altura" condotta oltre tale limite. Ciò senza porre in secondo ordine i rapporti funzionali che il Corpo intrattiene con diversi Dicasteri per l'esercizio del controllo sulla pesca marittima, la protezione dell'ambiente marino. Ulteriori funzioni sono svolte per i Ministeri dei beni culturali ed ambientali (tutela dei beni archeologici subacquei), degli Interni (antimmigrazione) e del Dipartimento della Protezione Civile.
LA FLOTTA DI OGGI
Il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, dispone oggi di circa 600 mezzi nautici (tra Unità Navali e Mezzi minori) dislocati in oltre 100 porti della penisola e delle isole. 
La Legge 30 novembre 1998, n. 413 ha consentito l'acquisizione di una classe omogenea di 6 Pattugliatori (figura 4) da oltre 50 metri (ex Classe DICIOTTI, oggi – a seguito della cessione alla Repubblica di Panama di Nave DICIOTTI (CP 902) e di Nave DATTILO (CP 903) - divenuti Classe FIORILLO (CP 904), nonché 22 Unità d'altura a grande autonomia (AGA) della Classe 200/S, che per anni hanno rappresentato i segmenti della Flotta dedicati alle attività "alturiere".
La legge 413/98, in sintesi, ha consentito il rinnovo della linea dei Mezzi Navali, incentrata per la prima volta sulla riproduzione in grande numero delle migliori tipologie di Unità realizzate negli anni precedenti e, quindi, sulla standardizzazione dei mezzi.
Nel febbraio 2008, è stato avviato il programma "Classe 300 - Ammiraglio FRANCESE" (figura 5), Unità di circa 20 metri che rappresentano l'evoluzione della collaudata "Classe 800" da impiegarsi in attività SAR (Search & Rescue) alturiero. Oggi il Corpo dispone di 21 Unità Classe 300.
Per quanto attiene invece la Flotta del segmento "medio", il Corpo è dotato della linea delle unità "Classe 800 SAR" (oltre 90 Unità, figura 6),
a cui vanno aggiunte le motovedette "Classe 600) specificamente studiate "per il
soccorso ad aeromobili incidentati in mare", e delle "Classi 2000, 500 e 700", impegnate principalmente nei "servizi di istituto" del Corpo.
Esistono inoltre, 3 unità della "Classe 450" dedicate esclusivamente al "servizio di idroambulanza" con le isole minori della Campania.
Il parco "Mezzi minori", anch'esso in continua evoluzione, oggetto delle continue innovazioni tecnologiche connesse agli scafi e relative
motorizzazioni, ha raggiunto la consistenza di oltre 260 Unità di svariate tipologie ed attualmente identificate con i distintivi alfanumerici: GC A, GC B, GC L e GC.
Nel "segmento A" trovano allocazione oltre 30 battelli serie "Hurricane", (figura 7) dalle innovative caratteristiche e prestazioni, con uno scafo di circa 10 metri dotati di motorizzazione entrofuoribordo e apparati radar/tic che ne consentono l'inserimento nei più disparati contesti operativi.
La svolta "epocale" dei Mezzi Navali della GUARDIA COSTIERA è storia recente.
Nave DATTILO CP 940 (figura 8) è entrata in servizio nel mese di settembre 2013, seguita (aprile 2014) dalla gemella Nave DICIOTTI (CP 941, figura 9).
Con queste Unità la Guardia Costiera compie l'atteso salto di qualità con l'adeguamento strumentale della flotta alle maggiori, delicate e ininterrottamente accresciute responsabilità d'Istituto: elevate dimensioni (94,5 mt.), dislocamento a pieno carico di circa 3600 t. Le Unità della Classe DATTILO sono in grado di svolgere missioni in un campo operativo "allargato".
Il vero punto di forza di queste Navi è l'aspetto innovativo dell'impianto propulsivo di tipo ibrido, che prevede una propulsione ausiliaria diesel-elettrica da utilizzare per le basse e bassissime andature, necessarie quando si eseguono operazioni di vigilanza e controllo per tempi prolungati, altrimenti controproducenti se realizzate con la tradizionale propulsione. In tale configurazione la Nave raggiunge un'autonomia di circa 6500 miglia.
Di minori dimensioni (62.5 mt.) ma dotato anch'esso di un "cuore verde" (l'impianto propulsivo di tipo ibrido) è il nuovo Supply Vessel Bruno GREGORETTI CP 920 (figura 10).
Ideato per svolgere attività di controllo sulla pesca marittima/recupero reti, non disgiunta dall'impiego in operazioni di ricerca e soccorso - SAR - in vaste aree del Mediterraneo.
Con l'aggiornamento della flotta per effetto di nuove acquisizioni e programmate radiazioni, la componente navale della Guardia Costiera appare, attualmente, un moderno e sofisticato strumento operativo. Il ricorso alle attuali tendenze costruttive degli scafi, relativamente all'utilizzo di materiali quali acciaio, leghe di alluminio e vetroresina, coniugati ad affidabili motorizzazioni ed evoluti impianti di scoperta/TLC, ha consentito la realizzazione di piattaforme navali sempre più adeguate ad assicurare una idonea copertura tecnico-operativa di tutto il territorio marittimo di giurisdizione e oltre. In questi contesti, a volte drammatici, a volte esaltanti ma comunque sempre impegnativi e nuovi, il Corpo delle Capitanerie è presente e propulsivo con la forza di quella grande tradizione di sacrificio e di servizio con la quale ha accompagnato in questi 150 anni la storia del Paese.