NUOVO campionamento del materiale intrappolato nelle reti da posta. Dopo quello effettuato la scorsa settimana, con repertazioni sulle reti di Renato Rozzi calate nella rada esterna nel golfo, ieri i tecnici dell'Arpal, a bordo della vedetta CP2094 della Capitaneria di Porto si sono spinti fino allo specchio acqueo attiguo allo scoglio del Ferale, a circa 300 metri di distanza da esso. I campionamenti, in questo caso, sono avvenuti sulla poltiglia intrappolata nelle reti di Maurizio Marasà, il pescatore di Porto Venere che, con i video postati su Face-book, aveva dato evidenza allargata all'allarme, innescando, fra l'altro, ansia di Legambiente e ai vertici del Parco Nazionale della Cinque Terre.
Una vasca da muratore è stata semiriempita col materiale prelevato che sarà ora sottoposto alle analisi dì laboratorio: chimiche (alla ricerca di eventuali contaminanti), batteriologiche, fisiche (tipologia, gralunometria, eccetera).
La rete, di 200 metri di lunghezza e 6 metri di altezza, si è presentata in tutta la sua ampiezza interessata dal fenomeno e dall'... effetto indotto: assenza, o quasi, di pesci intrappolati. Un'altra giornata 'bruciata' per Marasà, sempre più sgomento e convinto: «Non è questione di temperatura alta del mare... Se così fosse il fenomeno sarebbe ad ampio spettro». Intanto prime indicazioni dall'analisi a vista. Dice la direttrice dell'Arpal Fabrizia Colonna: «Più che parlare di fango in senso stretto mi pare che si tratti di materiale organico, forse un fenomeno alga-le, qualcosa di simile alla mucillaggine. Ma solo le analisi di laboratorio potranno darci delle certezze».