Due notizie positive ieri dalla Guardia Costiera sullo stato di salute del nostro mare: «La posidonia fluttua rigogliosa sui fondali delle zone di riserva integrale dell'area marina protetta delle Cinque Terre; sui fondali del golfo antistanti l'isola Palma e sotto lo specchio acqueo che fu teatro dello scarroccio della draga andata alla deriva, non c'è traccia di coltri di fango: lo sversamento nel giorno dello scampato naufragio fu, oltreché minino, innocuo per l'ecosi­stema».

In questi termini i primi report dei sub della Guardia Costiera mobi­litati nel quadro di tre inchieste pa­rallele: sulle metodiche dei dragaggi nel golfo, la morìa di mitili e l'even­tuale nesso causale tra i due eventi; sulle cause dello spostamento del ca­rico di fango che, il 21 maggio, rese­ro la draga ingovernabile fino quasi a lambire punta Maiella dove venne presa al traino da due rimorchiatori; sul SOS dei pescatori che praticano la pesca da posta sul fenomeno della poltiglia che, ad ogni calata, riveste le reti tenendo alla larga i pesci e sull'estensione del fenomeno stesso. Ebbene, i rilievi dei sommozzatori del Quinto Nucleo Sub di base a Ge­nova, coordinati dal Tenente di Va­scello Angelo Dario, intanto, l'effet­to di sciogliere l'ansia che si era gene­rata ai vertici del Parco delle Cinque Terre al pensiero che le praterie di posizionando nelle zone-santuario dell'oasi marina delle Cinque Terre potessero essere sommerse, ansia che aveva indotto il presidente Vitto­rio Alessandro a sollecitare un accer­tamento mirato: sia sui fondali in fre­gio a punta Montenegro che in quelli di Punta Mesco, nelle zone di riser­va integrale, la situazione è stabile e confortante, la posizionando c'è ed è in splendida forma. Altra analisi con­fortante, come detto, anche quella sui fondali dell' area che fu interessata dagli sversamenti di fango della dra­ga sbandata: nessuna particolare cri­ticità. Cioè a dire: lo sversamento ­spot non ha avuto conseguenze. Pros­simamente i sub torneranno ad im­mergersi nelle aree dove è stato regi­strato il fenomeno della poltiglia sulle reti, fenomeno denunciato dai pe­scatori e certificato dei prelievi mira­ti dell'Arpal per i successivi esami: biologici, chimici, batteriologici e fi­sici.

Dai primi rilievi a vista prende corpo un'ipotesi: «Che il fenomeno sia da ricondursi ad un'anomala fiori­tura di alghe che sta interessando i fondali», dice la direttrice dell'Arpal Fabrizia Colonna, propensa, allo sta­to dei rilievi prelaboratorio, a dare valenza organica al materiale che mette kO le reti. Questo avviene al centro della rada esterna, lungo la co­sta da Maralunga a Punta Corvo e lungo la costa da Porto Venere allo scoglio del Ferale. Che tipo di alghe?

«Si potrà sapere dopo gli esami biologici». Se alghe sono, di certo hanno una precaria tenuta sul fondo; venu­ta meno la presa per effetto delle cor­renti, mischiandosi ai sedimenti fan­gosi, gemerebbero una sorta di muci­llaggine, un'amalga gelatinosa e mi­steriosa. Si tratta dello stesso materia­le che ha provocato la morìa dei miti­li?: «No, questo è da escludere». In­somma, siamo di fronte a fenomeni sottomarini diversi, comunque meri­tevoli di ulteriori approfondimenti: «La prossima settimana effettuere­mo rilievi mirati, per la ricerca biolo­gica, saranno effettuati anche dal nu­cleo subacqueo dell'Arpal», conclu­de la dottoressa Colonna.

10/06/2015 La Spezia

Due notizie positive ieri dalla Guardia Costiera sullo stato di salute del nostro mare: «La posidonia fluttua rigogliosa sui fondali delle zone di riserva integrale dell'area marina protetta delle Cinque Terre; sui fondali del golfo antistanti l'isola Palma e sotto lo specchio acqueo che fu teatro dello scarroccio della draga andata alla deriva, non c'è traccia di coltri di fango: lo sversamento nel giorno dello scampato naufragio fu, oltreché minino, innocuo per l'ecosi­stema».

In questi termini i primi report dei sub della Guardia Costiera mobi­litati nel quadro di tre inchieste pa­rallele: sulle metodiche dei dragaggi nel golfo, la morìa di mitili e l'even­tuale nesso causale tra i due eventi; sulle cause dello spostamento del ca­rico di fango che, il 21 maggio, rese­ro la draga ingovernabile fino quasi a lambire punta Maiella dove venne presa al traino da due rimorchiatori; sul SOS dei pescatori che praticano la pesca da posta sul fenomeno della poltiglia che, ad ogni calata, riveste le reti tenendo alla larga i pesci e sull'estensione del fenomeno stesso. Ebbene, i rilievi dei sommozzatori del Quinto Nucleo Sub di base a Ge­nova, coordinati dal Tenente di Va­scello Angelo Dario, intanto, l'effet­to di sciogliere l'ansia che si era gene­rata ai vertici del Parco delle Cinque Terre al pensiero che le praterie di posizionando nelle zone-santuario dell'oasi marina delle Cinque Terre potessero essere sommerse, ansia che aveva indotto il presidente Vitto­rio Alessandro a sollecitare un accer­tamento mirato: sia sui fondali in fre­gio a punta Montenegro che in quelli di Punta Mesco, nelle zone di riser­va integrale, la situazione è stabile e confortante, la posizionando c'è ed è in splendida forma. Altra analisi con­fortante, come detto, anche quella sui fondali dell' area che fu interessata dagli sversamenti di fango della dra­ga sbandata: nessuna particolare cri­ticità. Cioè a dire: lo sversamento ­spot non ha avuto conseguenze. Pros­simamente i sub torneranno ad im­mergersi nelle aree dove è stato regi­strato il fenomeno della poltiglia sulle reti, fenomeno denunciato dai pe­scatori e certificato dei prelievi mira­ti dell'Arpal per i successivi esami: biologici, chimici, batteriologici e fi­sici.

Dai primi rilievi a vista prende corpo un'ipotesi: «Che il fenomeno sia da ricondursi ad un'anomala fiori­tura di alghe che sta interessando i fondali», dice la direttrice dell'Arpal Fabrizia Colonna, propensa, allo sta­to dei rilievi prelaboratorio, a dare valenza organica al materiale che mette kO le reti. Questo avviene al centro della rada esterna, lungo la co­sta da Maralunga a Punta Corvo e lungo la costa da Porto Venere allo scoglio del Ferale. Che tipo di alghe?

«Si potrà sapere dopo gli esami biologici». Se alghe sono, di certo hanno una precaria tenuta sul fondo; venu­ta meno la presa per effetto delle cor­renti, mischiandosi ai sedimenti fan­gosi, gemerebbero una sorta di muci­llaggine, un'amalga gelatinosa e mi­steriosa. Si tratta dello stesso materia­le che ha provocato la morìa dei miti­li?: «No, questo è da escludere». In­somma, siamo di fronte a fenomeni sottomarini diversi, comunque meri­tevoli di ulteriori approfondimenti: «La prossima settimana effettuere­mo rilievi mirati, per la ricerca biolo­gica, saranno effettuati anche dal nu­cleo subacqueo dell'Arpal», conclu­de la dottoressa Colonna.

La Spezia

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