LA CITTA' DI CHIOGGIA
Chioggia, costruita su di un'isola, è unita alla terraferma verso sud (località Brondolo) da un ponte a 43 archi e verso est (località Sottomarina) da un ponte girevole in ferro e da un terrapieno avente all'estremità due ponti in muratura.
La posizione geografica di Chioggia, è determinata dalle seguenti coordinate:
* Latitudine 45° 13' 00" Nord;
* Longitudine 12° 17' 00" Est.
che costituiscono l'esatta posizione del Campanile del Duomo, che è la più importante costruzione e nello stesso tempo il punto cospicuo più rilevante.
La popolazione del Comune di Chioggia risulta costituita da circa 55.000 abitanti distribuiti su 185 Kmq. di superficie.
STORIA E TRATTATI SALIENTI
La Capitaneria di Porto di Chioggia è situata all'estremità settentrionale di una delle quattro isole sulle quali è posto l'abitato della Città.
Quest'ultima a sua volta è quasi il prolungamento di una penisoletta, la cui base si situa a circa 4 chilometri dalla foce del fiume Brenta, nell'estremità meridionale della Laguna Veneta.
La zona, già popolata in epoca antica, è probabilmente sede dell'importante porto Romano di Brondolo, che si affaccia sulla Fossa Clodia, uno dei rami dell'antico Brenta "da cui forse il nome Chioggia" fu occupata da popolazioni fuggite dinanzi alle invasioni barbariche.
Nel corso dell'Alto Medioevo, la città crebbe notevolmente, grazie soprattutto allo sfruttamento delle vaste saline del territorio, che occupavano proprio lo specchio acqueo fronteggiante ora la Capitaneria di Porto. Alla metà del XIII° secolo la città contava la notevole cifra di circa 15.000 abitanti. Entrata in crisi dopo le distruzioni recate negli anni 1379 - 1380 dalla guerra di Chioggia (uno degli episodi più cruenti fu combattuto proprio nella stretta calle di S. Croce, sulla quale si affaccia un lato della Capitaneria, dove all'epoca, aveva termine il lungo ponte collegante Chioggia con Sottomarina e nella quale i Genovesi massacrarono migliaia di difensori Veneziani), si riprende solo nel corso del 600, sfruttando sia le risorse ittiche che le nuove coltivazioni ortofrutticole. Alla fine XVII° secolo la città raggiunge i 18.000 abitanti, collocandosi al V° posto tra gli agglomerati urbani del Veneto.
Pur svantaggiata nel Corso dell'800, dalla realizzazione Austriaca del progetto di riportare in laguna il corso del Brenta, realizzazione che minaccia di interrarne completamente il Porto, i cui fondali vengono quasi dimezzati, la città si mantiene attiva, soprattutto nel campo peschereccio.
Negli anni ottanta del XIX i cantieri navali sono tra i più attivi del Regno mentre le matricole della Gente di Mare raggiungono le 8000 unità. Proprio in questo periodo, esattamente il 20 luglio 1865, l'Amministrazione del neonato Regno d'Italia si arricchisce del nuovo Corpo delle Capitanerie di Porto.
Chioggia, ancora sotto dominazione austriaca, entrò successivamente, nel novero delle Capitanerie di Porto, subito dopo l'annessione del Veneto all'Italia a seguito della 3^ Guerra d'Indipendenza.
Il collegamento ferroviario con Adria e Rovigo, attuato alla fine del secolo scorso, il Ponte stradale translagunare completato nel 1921, hanno ulteriormente favorito lo sviluppo della Città, che, attualmente, occupa la terza posizione, tra i porti pescherecci nazionali, con la quantità di prodotto ittico pescato, seguendo a ruota Mazara del Vallo e S. Benedetto del Tronto.

IL PORTO DI CHIOGGIA
Il centro di Chioggia ha origini remote e la formazione del suo porto naturale è contemporaneamente a quella della Laguna Veneta.
Probabilmente la "Fossa Clodia", menzionata da Plinio, che costituì un rifugio per i Veneti durante le invasioni barbariche, deve identificarsi con l'attuale Chioggia, che fu nei secoli una propaggine del principale centro lagunare di Torcello, cui succedette, nel tempo, prima Rialto e poi Venezia.
Divenne un Porto satellite di Venezia seguendone le sorti, senza dividerne gli splendori.
Con lo stabilirsi delle popolazioni nelle isole della laguna e col fiorire delle industrie e di commerci, si manifestò il problema della conservazione del sistema lagunare, cintura di sicurezza contro le invasioni barbariche e poi centro capillare delle attività marittime e commerciali. Solo attraverso costosi e, talvolta, disastrosi esperimenti e dopo secoli di studio, i veneziani trovarono la soluzione del problema nei seguenti accorgimenti tecnici:
* allontanare dalla laguna i fiumi, le cui torbide ne causavano il progressivo insabbiamento;
* consolidare i litorali, al fine di rendersi atti a resistere alla forza disgregatrice delle mareggiate;
* difendere le bocche portuali dagli insabbiamenti e regolare i movimenti delle acque lagunari, in modo che esse, con il flusso ed il deflusso, servissero a mantenere i fondali delle bocche.
La deviazione del Piave e del Sile a nord e quella del Brenta a sud, in modo da farli sfociare fuori dalla laguna, doveva contribuire a conservare il sistema lagunare. L'opera di deviazione del Brenta, però, venne completata solo nel 1896, cioè quando già le alluvioni avevano seriamente danneggiato il sistema stesso, cagionando una sensibile riduzione dei bacini di espansione delle maree e, quindi, della laguna stessa, annullando così, in parte, quel gioco di correnti lagunari che nella tecnica studiata dal Magistrato alle Acque della Repubblica Veneta, doveva preservare da interramenti la rete dei canali navigabili.
Per la conservazione del litorale, fu consolidato il cordone costiero nei tratti fra Pellestrina Caroman, e fra San Felice e Sottomarina, mediante forti argini di pietra, con scogliera antistante, detti "murazzi", opera questa di rilievo tecnico e finanziario.
Deviato il Brenta e salvata in tal modo la laguna di Chioggia dal completo interramento, l'attenzione fu rivolta alla bocca di porto.
Il lento e continuo apporto delle sabbie dei fiumi che sboccano a sud di essa (Brenta e Bacchiglione) avevano formato un vasto scanno che faceva diminuire, di anno in anno, il passo navigabile, fino a ridurlo di soli 4 metri di profondità.
A questo complesso di inconvenienti si cercò di ovviare mediante la sistemazione della bocca portuale, adottando gli stessi criteri seguiti prima per la bocca di Malamocco e poi per quella del Lido.
Determinato il quantitativo delle acque che dovevano defluire per la bocca portuale, nel periodo delle maree e stabilita la velocità necessaria perché la corrente potesse conservare il fondale di 7 metri del canale di entrata, fu calcolato che l'apertura della bocca doveva essere di m. 550 e la lunghezza della diga di m. 1.800 per quella nord e di m. 1.600 per quella sud.
L'opera, iniziata alla fine dell'anno 1910, sospesa durante la Prima Guerra Mondiale e poi ripresa nel febbraio 1930, veniva portata a termine nell'ottobre 1934.
Il Porto di Chioggia è costituito da un avamporto, formato dalla confluenza dei Canali Perognola e Caroman, e da un Porto interno, costituito da due bacini (Vigo e Stazione Marittima) e tre canali (Lombardo Interno, San Domenico e Lombardo Esterno).
Il fondale è sabbioso e buon tenitore.
I venti predominanti nel clima sempre molto umido della zona sono quelli del 1° e II° quadrante. La bora è frequente d'inverno e dura fino ad una settimana, mentre lo scirocco, apportatore di pioggia, è più frequente in autunno, come il grecale ed il libeccio, può raggiungere forte intensità. Venti di traversia sono il grecale, il levante e lo scirocco.
Nell'avvicinamento la costa può dare una certa protezione contro i venti del III° o IV° quadrante.
Le maree, che eccezionalmente con venti sciroccali possono toccare MT. 1,20, creando il fenomeno dell'acqua alta, hanno un valore medio di 15 cm. che giunge a 23 alle quadrature.
Le correnti, non sempre determinate dalla variazione della marea, possono raggiungere i due nodi.
L'avamporto, delimitato da due dighe foranee lunghe circa 1.800 MT. e distanziate tra loro di 550 MT. circa, ha fondali utili di MT. 7 e vi ancorano sia le navi con carichi infiammabili che quelle con carichi di merce varia. Un canale navigabile, segnalato a levante da 18 boe e a ponente da briccole, porta dall'ottagono di Caroman al bacino di Vigo.
Il Porto interno ha fondali che raggiungono i 7 metri nel Canale Lombardo Esterno, dove sono concentrate le più importanti infrastrutture portuali, i 5 metri nel Bacino della Stazione Marittima e i 3 metri nel Canale San Domenico, utilizzato solo per l'attracco di pescherecci.
Le infrastrutture portuali sono costituite da 15 gru semoventi ruotate, la più grande delle quali, ha una portata di 130 tonnellate. Le banchine si sviluppano per 1300 metri, 650 dei quali, con fondali di 7 metri.
Da ricordare, infine che il Porto è catalogato tra quelli di 2^ Categoria - I^ Classe.