​​La pesca professionale

L’art. 28 della legge 4 giugno 2010, n. 96 aveva delegato il Governo ad adottare, entro il termine di diciotto mesi dalla data della sua entrata in vigore, uno o più decreti legislativi per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l’integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e acquacoltura, mediante la compilazione di un unico testo, al fine di dare attuazione al Reg. (CE) n. 1198/2006, nonché al Reg. (CE) n. 1005/2008, che istituisce un regime comunitario per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale.

Il D. Lgs. 9 gennaio 2012, n. 4, quindi, che reca “Misure per il riassetto della normativa in materia di pesca e acquacoltura, a norma dell'articolo 28 della Legge 4 giugno 2010, n.96” (G.U. n. 26 del 1° febbraio 2012), è volto a dare attuazione ai principi comunitari sanciti con i Regolamenti citati, connessi alle questioni più urgenti relative alla definizione delle categorie professionali e all’introduzione di un sistema sanzionatorio aggiornato con le nuove disposizioni europee in materia.

In ossequio a tali principi, il Governo ha proceduto alla ricognizione della normativa nazionale vigente in materia, esaminandola alla luce della regolamentazione comunitaria ed ha individuato le principali linee di intervento per procedere all'intero riassetto della normativa di settore, con particolare riguardo alle definizioni delle attività professionali e non professionali di interesse, anche tenendo conto delle previsioni di cui all'art. 4 del Reg. (CE) n. 1224/2009.

Gli articoli del Decreto relativi all’attività di pesca ed acquacoltura rivedono talune definizioni relative alla:

1.         pesca professionale (art. 2),

2.         acquacoltura (art. 3),

3.         imprenditore ittico (art. 4),

4.         giovane imprenditore ittico (art. 5)

5.         pesca non professionale(art. 6).

In particolare, l’art. 2, comma 1, fornisce la definizione di pesca professionale, che è stata ripresa dall’art. 4 del reg. (CE) n. 1224/2009, secondo il quale sono da considerarsi attività di pesca le attività connesse alla ricerca del pesce, alla cala, alla posa, al traino e al recupero di un attrezzo da pesca, al trasferimento a bordo delle catture, al trasbordo, alla conservazione a bordo, alla trasformazione a bordo, al trasferimento, alla messa in gabbia, all'ingrasso e allo sbarco di pesci e prodotti della pesca.

Il comma 2 definisce invece le attività connesse alla pesca professionale, innovando, rispetto alla disciplina contenuta nell’art. 3 del D. Lgs. n. 226/2001, attraverso l’eliminazione dal novero di tali attività di quelle riferite alla prima lavorazione e alla conservazione a bordo che divengono a pieno titolo considerate attività professionali, nonché attraverso la soppressione dei riferimenti all’attività connesse relative all’acquacoltura che trovano una definizione autonoma nell’art. 3. Viene, inoltre, aggiunta come ulteriore attività connessa quella relativa all’attuazione di interventi di gestione attiva, finalizzati alla valorizzazione produttiva, all’uso sostenibile degli ecosistemi acquatici ed alla tutela dell’ambiente costiero.

L’art. 3 fornisce una definizione dell’attività di acquacoltura e delle relative attività connesse: per acquacoltura si intende un’attività economica svolta professionalmente diretta all’allevamento o alla cultura di organismi acquatici attraverso la cura e lo sviluppo di un ciclo biologico svolto in acque dolci, salmastre o marine.

Tra le attività connesse all’acquacoltura rientrano, invece, la manipolazione e conservazione dei prodotti, cui si aggiunge la fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività di acquacoltura esercitata. Analogamente alle attività connesse alla pesca viene, per la prima volta, prevista l’attuazione di interventi di gestione attiva finalizzati alla valorizzazione produttiva e all’uso sostenibile degli ecosistemi acquatici.

L’art. 4 reca una nuova definizione di imprenditore ittico: è imprenditore ittico il titolare di licenza di pesca che esercita professionalmente l’attività di pesca professionale. Viene, poi, equiparato all’imprenditore ittico l’acquacoltore, al quale vengono considerate applicabili le disposizioni previste per l’imprenditore agricolo. Non viene più riportata, invece, l’equiparazione tra imprenditore ittico e gli esercenti attività commerciali di prodotti ittici e tra le imprese di acquacoltura e l’imprenditore ittico.

L’art. 5 definisce per la prima volta il giovane imprenditore ittico come colui che svolge le attività indicate dall’art. 4 e che non ha un’età superiore ai 40 anni.

Infine, con l’art. 6, è introdotta nell’ordinamento la definizione di pesca non professionale, diretta a fini ricreativi, turistici, sportivi o scientifici, mutuata dall’art. 4 del Reg. (CE) 1224/2009 che definisce come pesca ricreativa le ”attività di pesca non commerciale che sfruttano le risorse acquatiche marine vive per fini ricreativi, turistici o sportivi”. Il comma 2 precisa cosa sia la pesca scientifica, la cui definizione riproduce quella di cui all’art. 7 del D​​.P.R. n. 1639/1968, che distingueva la pesca scientifica da quella sportiva.

L'acquacoltura

Con il termine acquacoltura si definisce quell'insieme di attività, distinte dalla pesca, finalizzate alla produzione controllata di organismi acquatici. In tal senso, con riferimento al prodotto che se ne trae, si parla, più specificatamente, di piscicoltura, molluschicoltura, crostaceicoltura e alghicoltura.

L'acquacoltura può rappresentare una evoluzione, in chiave strategica, della naturale sensibilità dei pescatori nei confronti dell'ambiente. Essa coniuga la salvaguardia delle risorse biologiche ed ambientali di una determinata area con uno sviluppo economico sostenibile. Non più quindi una protezione esclusivamente conservativa, ma dinamica, proiettata verso il futuro, a vantaggio anche delle nuove generazioni per le quali potrebbero porsi le condizioni per diversificate opportunità in termini occupazionali.

Si distinguono una forma estensiva ed una intensiva di acquacoltura: in quanto attività innovativa, è una forma produttiva in grande espansione. La possibilità di gestione di impianti in mare aperto teoricamente non pone limiti spaziali al suo sviluppo; anche il processo di modernizzazione dell'acquacoltura coincide con un processo di crescita scientifica e tecnologica che meglio permettono di controllare le varie fasi del ciclo vitale e di mettere a punto trattamenti di qualità, nonché di intensificare le produzioni. Lo sviluppo di un Sistema di Qualità Totale per l'acquacoltura rappresenta un obiettivo strategico. Per essere vincenti nella concorrenzialità e, soprattutto, per garantire i consumatori e fornire ad essi un prodotto ideale per caratteristiche igienico-sanitarie e nutrizionali.

L'acquacoltura del futuro non deve inquinare, deve produrre alimenti sani, rispettosi dell'ambiente e dei consumatore. Su questo l'Amministrazione ha basato i suoi piani di sviluppo impegnando produttori e ricercatori. Esistono precise indicazioni sugli elementi fondamentali da considerare: parametri fisici, chimici e biologici dell'ambiente del sito; formazione di tecnici ed operai; identificazione di eventuali strutture di servizio esistenti nell'area prescelta; studio degli aspetti commerciali e della possibilità di immettere sul mercato il prodotto a prezzi remunerativi; valutazione degli aspetti finanziari e creditizi al fine di assicurarsi la disponibilità di adeguato capitale fisso e di esercizio. In un prossimo futuro è facile immaginare che lo sviluppo dell'acquacoltura richieda la standardizzazione, qualificazione e innovazione del prodotto, la trasformazione e la tipizzazione dello stesso, il rafforzamento degli organismi associativi, la promozione di consorzi tra aziende, la creazione di marchi di commercializzazione.

La Commissione europea ha pubblicato una serie di orientamenti strategici che illustrano le priorità comuni e gli obiettivi generali in materia. Previa consultazione di tutte le parti interessate, sono stati individuati quattro settori prioritari:

•          ridurre gli oneri amministrativi;

•          migliorare l'accesso agli spazi e alle acque;

•          aumentare la competitività;

•          sfruttare i vantaggi concorrenziali grazie ad elevati standard qualitativi, sanitari e ambientali.

Sulla base degli orientamenti, la Commissione e i Paesi dell'UE collaboreranno per aumentare la produzione e la competitività del comparto. Per promuovere l'acquacoltura, i paesi dell'UE sono invitati a definire piani pluriennali, mentre la Commissione favorirà il coordinamento e lo scambio delle migliori pratiche.

Al Reparto Pesca Marittima del Corpo delle Capitanerie di porto, in questo ambito, è affidato il compito di curare le relazioni con gli organismi internazionali e nazionali di livello centrale e periferico, predisponendo la relativa documentazione di riferimento e, in particolare:

fornisce il supporto tecnico agli uffici di diretta collaborazione del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, all'Ufficio Legislativo del Ministero, al Dipartimento delle politiche europee ed internazionali ed alla Direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura nella elaborazione dei provvedimenti legislativi e regolamentari in materia di pesca e acquacoltura;

raccoglie dagli Uffici Marittimi territoriali i dati statistici di interesse comunitario;

cura e sviluppa, secondo gli indirizzi fissati dal Ministro, i contatti con le Regioni, raccordandosi con il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto.

Riferimenti:

STRATEGIC GUIDELINES FOR THE SUSTAINABLE DEVELOPMENT OF EU AQUACULTURE - COM/2013/229 - Communication to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions (29/04/2013).

REGULATION (EU) NO 304/2011 OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL of 9 March 2011 amending Council Regulation (EC) n. 708/2007 concerning use of alien and locally absent species in aquaculture.

COMMISSION REGULATION (EC) N. 710/2009 of 5 August 2009 amending Regulation (EC) n. 889/2008 laying down detailed rules for the implementation of Council Regulation (EC) n. 834/2007, as regards laying down detailed rules on organic aquaculture animal and seaweed production.

COUNCIL REGULATION (EC) N. 834/2007 of 28 June 2007 on organic production and labelling of organic products and repealing Regulation (EEC) No 2092/91.

Per saperne di più sui temi Acquacoltura Estensiva ed Intensiva:

http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3555

http://ec.europa.eu/fisheries/cfp/aquaculture/index_it.htm